La prima auto ad idrogeno

Mentre da noi si cercano le ultime gocce di petrolio, in Australia viene commercializzata la prima auto ad idrogeno, con tanto di stazioni per la ricarica in soli 5 minuti.
L’auto percorre 900 chilometri con un pieno e mentre si muove purifica l’aria.
Per la prima volta la tecnologia del fuel cell ad idrogeno viene applicata di serie su un’autovettura commercializzata e che soprattutto permette di avere un’autonomia così significativa, con tempi di ricarica bassissimi.
Si tratta della Hyundai Nexo un auto di piccola cilindrata che batte tutti i produttori di auto mondiali e stabilisce un record di sostenibilità, con un carico di 6,27 chilogrammi di idrogeno purifica 449.100 litri di aria durante il tragitto (quanto il consumo del respiro di 33 persone per un giorno intero) e dal suo tubo di scarico emette solo acqua. Questa automobile non produce CO2, nè altre emissioni inquinanti; basti pensare che un veicolo equivalente, con motore a combustione tradizionale, sulla stessa distanza emette circa 126 kg di CO2.
Il motore ad idrogeno entra così nel mercato delle auto e punta ad affiancarsi a quello elettrico tra le soluzioni di mobilità sostenibile che il mondo sta adottando. La Hyunday diventa così la prima casa automobilistica mondiale a produrre un veicolo a celle a combustibile a idrogeno per il mercato.
L’auto monta un sistema di celle a combustibile a idrogeno che per generare elettricità fa passare il gas attraverso una struttura membranosa dove incontra l’aria presa dall’ambiente esterno, un processo che alimenta un motore elettrico. L’elettricità generata in eccesso, compresa l’energia accumulata durante la frenata, viene immagazzinata in una batteria agli ioni di litio. Il rifornimento della Nexo impiega 5 minuti.
La prima nazione dove l’auto è stata messa in vendita è l’Australia, dove sono state costruite anche le prime stazioni di rifornimento.
Una vera visione di futuro sostenibile.

La durata delle gomme auto

Le gomme del nostro veicolo sono uno degli aspetti più critici per la nostra sicurezza stradale. Sono l’unico punto di contatto tra l’auto e la strada, e conoscerle e sapere come gestirle è fondamentale. Il “DOT,” acronimo per “Department Of Transportation” (l’equivalente statunitense del nostro Ministero dei Trasporti), è un indicatore cruciale che svela dettagli importanti sulle nostre gomme, tra cui anche le informazioni sulla loro data di produzione.

Conoscerla è necessario, ma è anche importante sottolineare che questo non impone anche una data di scadenza per gli pneumatici. La loro durata dipende infatti da vari fattori, tra cui il carico, la velocità, il tipo di strada che si percorre, lo stile di guida, le condizioni climatiche e le modalità di stoccaggio o manutenzione.

Sebbene non esista una regola universale sulla frequenza di sostituzione delle gomme, per precauzione Michelin e Federpneus consigliano di farlo al termine dei 10 anni dalla data di produzione indicata nel DOT, oltre a fare controlli periodici presso professionisti del settore. Un indicatore chiave da monitorare frequentemente per capire se è necessario effettuare il cambio prima è il livello di usura del battistrada, indicato dai cosiddetti testimoni di usura e che deve rispettare il limite legale di 1,6 mm.

Osservando le raccomandazioni del produttore e valutando attentamente le condizioni di utilizzo, la sostituzione delle gomme non sarà più un’incognita e potrai viaggiare a lungo in sicurezza con pneumatici sempre prestanti e in buono stato.

Calze da neve omologate come catene e pneumatici invernali

Un passo importante, sancito dalla Motorizzazione civile del ministero dei Trasporti.

In pratica i DSA, i dispositivi supplementari di aderenza, come le calze da neve, sono passati di grado, affiancandosi ai “dispositivi d’acciaio”. Vale quindi l’efficienza, a prescindere materiale utilizzato per realizzare i dispositivi antineve.

Sul piano legislativo ora sono pari, essendo stato adeguato il decreto ministeriale del 2011 alla norma tecnica internazionale del 2020, la UNI EN 16662-1.

Dallo scorso 15 novembre quindi “valgono” anche le calze da neve a bordo come equipaggiamento invernale omologato..

Finiti i dubbi, vediamo le differenze

L’efficacia rispetto ai pneumatici invernali e anche alle catene è inferiore.Le calze da neve si usurano, come noto, molto più in fretta. Da usare per pochi chilometri e solo per emergenze su tratti innevati o sotto forte nevicata. Da ricordare che la velocità massima consentita è di 50 km/h.

Ci sono calze e calze

Quelle omologate al pari di catene e pneumatici invernali sono quelle conformi, come scritto sopra, allo normativo UNI EN 16662-1:2020. Quindi la dicitura deve essere presente. Indica parametri di aderenza su asse longitudinale, per partenze, salite e frenata, su asse laterale, in curva, e una la sicurezza di non sfilarsi durante la marcia.

Limiti di ingombro sui pneumatici

Sul pneumatico non devono occupare più  di 20 millimetri sul lato interno20 millimetri sul battistrada del pneumatico, 25 millimetri sul lato esterno.

Occorre controllare che siano presenti sulla confezione delle calze da neve:

  • Entità legale che ha introdotto il prodotto nel mercato dell’Unione europea
  • Numero della norma.
  • Tipologia di prodotto indicata nel certificato di conformità a questa norma
  • Numero del certificato,
  • Ente accreditato che ha rilasciato il certificato

Un’arma in più per affrontare l’inverno. Più istantanea, meno resistente. Ma sempre utile.